Le stablecoin sono WhatsApp dei soldi
Partiamo con una domanda molto semplice: se internet ha reso lo scambio di informazioni gratis e globale, perché è così complicato e costoso muovere cifre più o meno gradi di denaro? Oggi il sistema finanziario globale somiglia a un mosaico di reti aziendali centralizzate, chiuse e predatorie. Dietro ogni transazione si nasconde una macchina infernale di intermediari: punti vendita, processori di pagamento, banche acquirenti, banche emittenti, banche locali, banche corrispondenti, cambi valute, circuiti di carte e altri ancora. Ognuno prende una percentuale, aggiunge ritardi e impone regole. Queste reti impongono tasse inutili al commercio e frenano l’innovazione. Trasformano ciò che dovrebbe essere un’infrastruttura neutrale in colli di bottiglia ad alta frizione. Ancora oggi, le rimesse internazionali (denaro spedito da un lavoratore al proprio paese di origine) possono costare fino al 10% in commissioni. Questi non sono solo punti di attrito, sono di fatto tasse che colpiscono alcuni dei lavoratori più poveri al mondo. Il sistema che abbiamo ereditato è lento, opaco ed esclusivo, e lascia miliardi di persone poco servite o completamente escluse dal sistema finanziario globale. Queste inefficienze non colpiscono soltanto i privati, ma anche tutte le aziende che fanno uso dei pagamenti tradizionali per risolvere pagamenti internazionali. I pagamenti B2B dal Messico al Vietnam richiedono da 3 a 7 giorni per essere liquidati e possono costare dai 14 ai 150 dollari per ogni 1.000 dollari trasferiti, passando attraverso fino a cinque intermediari, ognuno dei quali prende una commissione. Senza dubbio l’attuale sistema finanziario avrà contribuito ad aumentare la vigilanza sui capitali, così da permetterne un attento monitoraggio ed evitare riciclaggio di denaro, frodi e evasione fiscale. Senza dubbio. Senza dubbio, non sta andando molto bene. Il piccolo lavoratore indifeso è sacrificato, i grandi speculatori hanno a disposizione infinite risorse per rendere efficienti al centesimo i loro guadagni ed investimenti. Il mondo è pieno di questi esempi, ne citerò alcuni solo per economia del discorso, ma l’estensione dell’ingiustizia è talmente grande e talmente ignorata, che ha poco senso qualsiasi sforzo di elencazione. Sto pensando allo scandalo dei Panama Papers e successivamente dei Pandora Papers, che hanno messo in luce come capi di Stato, imprenditori, celebrità e multinazionali abbiano sistematicamente utilizzato società offshore per occultare patrimoni ed eludere il fisco. Quando non possono semplicemente accedere a paradisi fiscali come Irlanda. L'evasione fiscale su scala globale ammonta a migliaia di miliardi di dollari l'anno, privando i bilanci pubblici di risorse fondamentali per servizi essenziali come sanità, istruzione e infrastrutture. Secondo alcune stime dell'OCSE, l'elusione e l'evasione da parte delle grandi aziende tech e farmaceutiche costano agli Stati membri oltre 100 miliardi di dollari l’anno. A ciò si aggiungono le frodi fiscali e contabili, spesso favorite dalla complicità di professionisti del settore bancario, legale e finanziario. Il caso Wirecard, ad esempio, ha visto una delle più grandi società fintech tedesche gonfiare i propri bilanci per miliardi di euro fino al collasso, sotto lo sguardo compiacente di revisori e autorità. Un altro caso emblematico è quello di Enron, che ha truccato i conti per anni con la collaborazione della società di revisione Arthur Andersen, causando una delle bancarotte più devastanti della storia americana. Un esempio più recente è quello del fallimento della Silicon Valley Bank (SVB) nel 2023, una banca considerata il cuore finanziario delle startup tecnologiche statunitensi. Non si è trattato di una frode classica, ma piuttosto dell’ennesima dimostrazione di come l’avidità e l’assenza di regolamentazione efficace possano portare a crolli improvvisi: gestione sbilanciata degli attivi, mancanza di coperture sui rischi legati ai tassi di interesse, e una comunicazione maldestra che ha innescato un bank run. La SVB, pur operando in un contesto altamente vigilato, è riuscita ad accumulare rischi sistemici che hanno scosso l’intero ecosistema tech e richiesto un intervento d’urgenza da parte delle autorità. In Italia, casi come quello di Parmalat, con un buco da 14 miliardi di euro, o il crollo di banche popolari e istituti come Banca Etruria o Monte dei Paschi di Siena, mostrano ancora come frodi e gestioni spregiudicate possano passare inosservate per anni, anche in presenza di enti regolatori e controlli interni. Tutti questi esempi evidenziano una verità scomoda: i meccanismi teoricamente pensati per controllare e prevenire gli abusi spesso falliscono, o peggio, vengono aggirati o manipolati da chi ha più risorse per farlo. Il risultato è un sistema che troppo spesso tutela i grandi giocatori e colpisce solo i più vulnerabili. In questo panorama, il crimine più grande rimane la mancanza di educazione ed informazione che colpisce proprio i più

Partiamo con una domanda molto semplice: se internet ha reso lo scambio di informazioni gratis e globale, perché è così complicato e costoso muovere cifre più o meno gradi di denaro?
Oggi il sistema finanziario globale somiglia a un mosaico di reti aziendali centralizzate, chiuse e predatorie. Dietro ogni transazione si nasconde una macchina infernale di intermediari: punti vendita, processori di pagamento, banche acquirenti, banche emittenti, banche locali, banche corrispondenti, cambi valute, circuiti di carte e altri ancora. Ognuno prende una percentuale, aggiunge ritardi e impone regole. Queste reti impongono tasse inutili al commercio e frenano l’innovazione. Trasformano ciò che dovrebbe essere un’infrastruttura neutrale in colli di bottiglia ad alta frizione. Ancora oggi, le rimesse internazionali (denaro spedito da un lavoratore al proprio paese di origine) possono costare fino al 10% in commissioni. Questi non sono solo punti di attrito, sono di fatto tasse che colpiscono alcuni dei lavoratori più poveri al mondo. Il sistema che abbiamo ereditato è lento, opaco ed esclusivo, e lascia miliardi di persone poco servite o completamente escluse dal sistema finanziario globale.
Queste inefficienze non colpiscono soltanto i privati, ma anche tutte le aziende che fanno uso dei pagamenti tradizionali per risolvere pagamenti internazionali. I pagamenti B2B dal Messico al Vietnam richiedono da 3 a 7 giorni per essere liquidati e possono costare dai 14 ai 150 dollari per ogni 1.000 dollari trasferiti, passando attraverso fino a cinque intermediari, ognuno dei quali prende una commissione.
Senza dubbio l’attuale sistema finanziario avrà contribuito ad aumentare la vigilanza sui capitali, così da permetterne un attento monitoraggio ed evitare riciclaggio di denaro, frodi e evasione fiscale. Senza dubbio. Senza dubbio, non sta andando molto bene. Il piccolo lavoratore indifeso è sacrificato, i grandi speculatori hanno a disposizione infinite risorse per rendere efficienti al centesimo i loro guadagni ed investimenti.
Il mondo è pieno di questi esempi, ne citerò alcuni solo per economia del discorso, ma l’estensione dell’ingiustizia è talmente grande e talmente ignorata, che ha poco senso qualsiasi sforzo di elencazione.
Sto pensando allo scandalo dei Panama Papers e successivamente dei Pandora Papers, che hanno messo in luce come capi di Stato, imprenditori, celebrità e multinazionali abbiano sistematicamente utilizzato società offshore per occultare patrimoni ed eludere il fisco. Quando non possono semplicemente accedere a paradisi fiscali come Irlanda. L'evasione fiscale su scala globale ammonta a migliaia di miliardi di dollari l'anno, privando i bilanci pubblici di risorse fondamentali per servizi essenziali come sanità, istruzione e infrastrutture. Secondo alcune stime dell'OCSE, l'elusione e l'evasione da parte delle grandi aziende tech e farmaceutiche costano agli Stati membri oltre 100 miliardi di dollari l’anno. A ciò si aggiungono le frodi fiscali e contabili, spesso favorite dalla complicità di professionisti del settore bancario, legale e finanziario. Il caso Wirecard, ad esempio, ha visto una delle più grandi società fintech tedesche gonfiare i propri bilanci per miliardi di euro fino al collasso, sotto lo sguardo compiacente di revisori e autorità. Un altro caso emblematico è quello di Enron, che ha truccato i conti per anni con la collaborazione della società di revisione Arthur Andersen, causando una delle bancarotte più devastanti della storia americana. Un esempio più recente è quello del fallimento della Silicon Valley Bank (SVB) nel 2023, una banca considerata il cuore finanziario delle startup tecnologiche statunitensi. Non si è trattato di una frode classica, ma piuttosto dell’ennesima dimostrazione di come l’avidità e l’assenza di regolamentazione efficace possano portare a crolli improvvisi: gestione sbilanciata degli attivi, mancanza di coperture sui rischi legati ai tassi di interesse, e una comunicazione maldestra che ha innescato un bank run. La SVB, pur operando in un contesto altamente vigilato, è riuscita ad accumulare rischi sistemici che hanno scosso l’intero ecosistema tech e richiesto un intervento d’urgenza da parte delle autorità. In Italia, casi come quello di Parmalat, con un buco da 14 miliardi di euro, o il crollo di banche popolari e istituti come Banca Etruria o Monte dei Paschi di Siena, mostrano ancora come frodi e gestioni spregiudicate possano passare inosservate per anni, anche in presenza di enti regolatori e controlli interni.
Tutti questi esempi evidenziano una verità scomoda: i meccanismi teoricamente pensati per controllare e prevenire gli abusi spesso falliscono, o peggio, vengono aggirati o manipolati da chi ha più risorse per farlo. Il risultato è un sistema che troppo spesso tutela i grandi giocatori e colpisce solo i più vulnerabili.
In questo panorama, il crimine più grande rimane la mancanza di educazione ed informazione che colpisce proprio i più vulnerabili, l’impossibilità di vedere un’alternativa, la fatica di educarsi alla scelta. Questo è quello che è davvero inaccettabile. “I ricchi hanno sempre vinto”, lo sappiamo tutti, ma applichiamo questa visione soltanto al passato ed al futuro, scordandoci che questa visione la si può anche declinare al presente: è nel presente che vincono, perché noi perdiamo ogni giorno. Perdiamo, non giocando nemmeno.
Questo era solo un preambolo disfattista, il punto dell’articolo è invece un tentativo di decostruire assunzioni che diamo per scontante. Che le banche siano intermediari sicuri, onesti e che non possiamo fare a meno di loro. Che tutti giochiamo con le stesse regole. Che tutti paghiamo le stesse tasse e che, tutto sommato, le cose non vanno poi così male.
Questo è utile perché ci serve un incentivo, dobbiamo ribilanciare la nostra economia mentale. La teoria dei giochi ci spiega chiaramente che senza un incentivo, l’alternativa meno costosa sarà quella che prevarrà. Questa alternativa è quella che i grandi capitali hanno costruito a tavolino per farci apparire più facile non preoccuparci dei nostri risparmi, non dare fuoco alle loro ville, accettare continui scandali e guerre: ci sembra più faticoso fare la rivoluzione, che morire in schiavitù. Quando riescono a farti credere questo, allora vincono - non giocando nemmeno.
In un articolo precedente, abbiamo già parlato della soluzione a tutti questi problemi e di come ci sia soltanto Bitcoin. Nonostante questo, fare un salto all’interno della blockchain cercando di cadere in piedi su Bitcoin potrebbe non essere semplicissimo, per questo oggi parliamo di un’alternativa, senza dubbio inferiore, ma che potrebbe convincerti ad entrare nel mondo della blockchain. Non parliamo di cripto valute dai nomi strampalati, ma parliamo della trasposizione in digitale delle valute che utilizziamo tutti i giorni: le stablecoin.
Le stablecoin sono criptovalute progettate per mantenere un valore stabile, ancorato a un asset di riferimento come una valuta “fiat” (le valute tradizionali, come ad esempio il dollaro statunitense) o una commodity (come l'oro). Questa stabilità le rende strumenti ideali per transazioni quotidiane, risparmi e trasferimenti internazionali, dove la conversione dalla criptovaluta alla valuta fiat sia cruciale, così da contrastare la volatilità tipica del prezzo di Bitcoin (caratteristiche del tutto estranee alla tecnologia, protocollo e quotidianità all’interno della rete; ed invece soltanto cara al mondo della grande finanza).
Esistono principalmente tre categorie di stablecoin, ognuna con caratteristiche e meccanismi distinti:
- Stablecoin garantite da valuta fiat (fiat-backed): Queste stablecoin sono supportate da riserve di valute tradizionali, come il dollaro. Per ogni unità emessa, esiste una quantità equivalente di valuta fiat detenuta in riserva. Esempi noti includono Tether (USDT), i cui fondatori sono italiani, e USD Coin (USDC). Queste monete offrono stabilità grazie alla copertura in valuta tradizionale, ma sono centralizzate, poiché dipendono da entità che gestiscono le riserve e la copertura (vedremo che possiamo accettare questo compromesso).
- Stablecoin garantite da criptovalute (crypto-backed): Queste stablecoin sono supportate da altre criptovalute, come Ethereum, ma in misura maggiore rispetto al valore emesso, per compensare la volatilità. Un esempio è DAI, emessa da MakerDAO. Sebbene decentralizzate, possono essere vulnerabili a fluttuazioni di valore delle criptovalute sottostanti.
- Stablecoin algoritmiche: Non sono supportate da riserve fisiche, ma utilizzano algoritmi e smart contract per regolare automaticamente l'offerta e mantenere il valore stabile. Un esempio è TerraUSD (UST), che operava sulla blockchain di Ethereum. Tuttavia, molte di queste stablecoin hanno mostrato vulnerabilità in periodi di stress di mercato.
Dimenticati delle ultime due, sono principalmente degli esperimenti per addetti al settore. In questo articolo parliamo solo del primo tipo.
Le stablecoin operano su blockchain pubbliche, come Ethereum.
Abbiamo già parlato, nell’articolo citato prima, che una blockchain pubblica è una rete decentralizzata e accessibile a chiunque, dove ogni transazione è visibile, tracciabile e immutabile. Non è controllata da una singola entità (come una banca o un governo), ma è mantenuta da una rete di computer sparsi in tutto il mondo (P2P, peer-to-peer). Ethereum è una delle blockchain pubbliche più conosciute e usate, ed è anche quella su cui sono state emesse molte delle stablecoin attualmente in circolazione, come USDC, DAI e USDT (anche se quest’ultima esiste anche su altre blockchain come Tron o Solana).
Immagino ti sorga spontanea la domanda “ma perché non vengono emesse sulla blockchain di Bitcoin?”. Le stablecoin non sono emesse nativamente sulla blockchain di Bitcoin per diverse ragioni, principalmente legate alle caratteristiche e alle limitazioni intrinseche del protocollo Bitcoin:
- Funzionalità limitata per asset complessi: La blockchain di Bitcoin è stata originariamente progettata per la gestione di una singola risorsa digitale, Bitcoin (BTC). Il suo script di programmazione è intenzionalmente limitato per motivi di sicurezza e semplicità.
- Focalizzazione sulla decentralizzazione e sicurezza di BTC: La filosofia di Bitcoin si concentra fortemente sulla decentralizzazione, l'immutabilità e la sicurezza della sua criptovaluta nativa. L'aggiunta di funzionalità complesse per supportare altri asset potrebbe potenzialmente compromettere questi principi fondamentali.
- Ecosistema alternativo più adatto: Altre blockchain, come Ethereum, sono state progettate fin dall'inizio con una maggiore flessibilità e funzionalità di smart contract. Questo ha reso più semplice e naturale la creazione e la gestione di token, inclusi gli stablecoin, attraverso standard come ERC-20. Di conseguenza, la maggior parte delle stablecoin esistenti sono emesse su queste piattaforme più versatili.
Dire che una stablecoin opera su Ethereum vuol dire che non esiste in modo isolato o su un server privato, ma è “ospitata” e gestita all’interno di una rete pubblica e decentralizzata, che nel nostro caso è Ethereum. Più precisamente, è rappresentata da un token, ovvero un bene digitale creato tramite codice informatico che sfrutta le regole della blockchain sottostante.
Ethereum non è solo una blockchain che registra transazioni (registro contabile), ma è anche una piattaforma di smart contract: programmi informatici, immutabili nel tempo una volta pubblicati, che si eseguono automaticamente secondo regole prestabilite. Questo la rende particolarmente adatta a ospitare asset, come le stablecoin, e a farli interagire in maniera programmabile con altre applicazioni decentralizzate. Più precisamente una stablecoin è costruita secondo lo standard ERC-20, cioè segue una serie di regole comuni, scritte in codice, che ne definiscono il comportamento e l’interazione con l’ecosistema Ethereum. Lo standard ERC-20 stabilisce, tra le altre cose: come si inviano i token da un utente a un altro; come un’applicazione può “vedere” quanti token possiede un certo utente; come autorizzare un’altra app o servizio a spendere i tuoi token per conto tuo.
Questo standardizzazione è fondamentale, perché consente a tutti i wallet, exchange, marketplace, app e smart contract su Ethereum di riconoscere, gestire e scambiare quei token in modo interoperabile. Non importa se si tratta di una stablecoin, di un token di gioco o di un asset finanziario: se è un ERC-20, può essere trattato allo stesso modo. Questo vuol
Le stablecoin possono essere utilizzate per una varietà di scopi:
- Inclusione finanziaria: il sistema bancario tradizionale, con la sua rete di conti correnti, carte di credito e prestiti, è una realtà consolidata nei paesi occidentali. Tuttavia, questa infrastruttura finanziaria è un privilegio, non un diritto universale. In molte regioni del mondo, l'accesso ai servizi bancari è limitato o addirittura inesistente (senza un numero consistente di transazioni, non c’è guadagno). Secondo i dati del Global Findex 2021, circa 1,4 miliardi di persone nel mondo non hanno un conto bancario. La maggior parte di queste persone vive in paesi in via di sviluppo, dove l'accesso ai servizi bancari è ostacolato da fattori come la mancanza di infrastrutture, la povertà, la disuguaglianza di genere e la scarsità di documenti di identità ufficiali. Ad esempio, in America Latina e nei Caraibi, circa il 27% degli adulti non ha accesso a un conto bancario, rispetto a solo il 3% nei paesi ad alto reddito. In molte aree rurali dell'Africa, l'accesso ai servizi bancari è ancora più limitato. Tuttavia, l'introduzione di tecnologie come il mobile money ha iniziato a colmare questo divario, consentendo a milioni di persone di accedere a servizi finanziari di base tramite i loro telefoni cellulari. L'esclusione dai servizi bancari non è solo una questione di accesso a strumenti finanziari; è anche una barriera significativa allo sviluppo economico e sociale. Senza un conto bancario, le persone non possono risparmiare in modo sicuro, ricevere pagamenti digitali, accedere a crediti o partecipare pienamente all'economia. Questo perpetua il ciclo della povertà e limita le opportunità di crescita economica. Ad esempio, in molte regioni dell'Africa, le piccole imprese e gli agricoltori non hanno accesso a finanziamenti formali, costringendoli a ricorrere a prestiti informali con tassi di interesse elevati. Questo limita la loro capacità di investire e crescere, impedendo lo sviluppo economico locale.
- Riserve di valore: in contesti economici instabili, dove l’inflazione erode rapidamente il potere d'acquisto delle valute locali, le stablecoin rappresentano una vera e propria ancora di salvezza. In paesi come Venezuela, Argentina, Zimbabwe o Libano, molte persone cercano di proteggere i propri risparmi convertendo rapidamente la valuta locale in dollari USA o in stablecoin che ne replicano il valore, come USDT o USDC. Queste stablecoin diventano quindi uno strumento accessibile per conservare valore in forma digitale, senza dover necessariamente detenere contanti in valuta straniera (che in certi paesi può essere illegale o logisticamente difficile da ottenere). In aggiunta, chi detiene stablecoin può utilizzarle anche per accedere a servizi finanziari globali, come pagamenti, investimenti o semplicemente per mantenere una forma di liquidità sicura.
- Trasferimenti internazionali: uno degli usi più evidenti e vantaggiosi delle stablecoin è nei trasferimenti di denaro oltre confine. Tradizionalmente, inviare denaro da un paese all'altro comporta costi elevati, tempi lunghi e una forte dipendenza da intermediari come banche o servizi come Western Union, MoneyGram, o SWIFT. Questi servizi possono applicare commissioni fisse più una percentuale sull'importo inviato, oltre a margini non trasparenti sul tasso di cambio. Il tutto può richiedere anche diversi giorni. Con le stablecoin, il trasferimento può avvenire in pochi secondi o minuti, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, a costi spesso inferiori a un centesimo di dollaro, a seconda della rete blockchain utilizzata. Per esempio, una persona che lavora in Germania può inviare USD-T a un familiare in Nigeria, che riceverà l’importo praticamente istantaneamente, e potrà cambiarlo in valuta locale tramite un exchange o una piattaforma P2P (peer-to-peer). Questo sistema non solo è più veloce e trasparente, ma apre anche possibilità per chi non ha accesso a conti correnti bancari.
- Pagamenti digitali: possono essere utilizzate per acquistare beni e servizi online, offrendo un'alternativa stabile alle criptovalute volatili. Le stablecoin possono essere usate per effettuare acquisti online o anche in negozi fisici che accettano criptovalute. A differenza di Bitcoin, il cui valore può cambiare drasticamente nel giro di poche ore (ancora.. non che ci interessi molto a noi), una stablecoin mantiene il suo contro-valore in dollaro costante, ad esempio 1 USDT = 1 USD (comunemente si fa riferimento al dollaro, ma puoi pensarlo in euro). Questa stabilità è fondamentale quando si tratta di effettuare transazioni commerciali: né l’acquirente né il venditore vogliono essere esposti a fluttuazioni imprevedibili di prezzo (a meno che entrambi decidano di operare solo in Bitcoin. A quel punto 1BTC = 1BTC, poco importa il suo controvalore finanziario). Alcune piattaforme di e-commerce, freelance marketplace o servizi online stanno cominciando ad accettare stablecoin, offrendo ai propri utenti un metodo di pagamento globale ed accessibile. In paesi con inflazione elevata o instabilità valutaria, pagare in stablecoin può essere anche l’unico modo per poter accedere a certi beni o servizi, passando da inclusione finanziaria a quella reale.
- Finanza decentralizzata (DeFi): Le stablecoin sono la colonna portante della finanza decentralizzata. Nella DeFi, esistono protocolli che permettono di ottenere rendimenti, richiedere prestiti, scambiare asset o assicurarsi contro rischi, tutto senza intermediari. Non è un modo alla portata di tutti, ma rappresenta un’alternativa che è possibile scegliere. In questo contesto, la stabilità di valore delle stablecoin le rende ideali per agire come collaterale, mezzo di scambio e unità di conto. Per esempio, un utente può depositare 1.000 USDT in un protocollo come Aave o Compound e ricevere in cambio un interesse passivo (yield), senza dover vendere i propri asset. Oppure, può usare le stablecoin per prendere in prestito altre criptovalute, pagando un tasso d’interesse regolato da domanda e offerta. In alternativa, può fare trading su exchange decentralizzati come Uniswap, mantenendo una posizione stabile nei confronti del mercato. La presenza delle stablecoin in questi ecosistemi permette a molti utenti di partecipare alla finanza digitale in modo sicuro, accessibile ed allo stesso tempo senza esporsi direttamente alla volatilità delle criptovalute.
Le stablecoin rappresentano quindi la nostra prima vera possibilità di fare per il denaro ciò che l’email ha fatto per la comunicazione: renderlo aperto, istantaneo e senza confini.
Pensa all’evoluzione della messaggistica. Prima di WhatsApp, inviare un messaggio di testo oltre i confini significava pagare 30 centesimi a messaggio ed eri fortunato se veniva effettivamente recapitato. Poi sono arrivati i messaggi nativi di Internet: istantanei, globali, gratuiti. I pagamenti oggi si trovano dove si trovava la messaggistica nel 2008: frammentati dai confini, appesantiti dagli intermediari, ostacolati da sistemi chiusi.
Le stablecoin offrono un’alternativa da zero. Invece di rattoppare sistemi macchinosi, costosi e obsoleti, le stablecoin scorrono senza attriti sopra le blockchain globali. Questi sistemi sono programmabili, componibili e progettati per scalare oltre i confini. Già oggi, le stablecoin stanno riducendo drasticamente il costo delle rimesse: inviare 200 dollari dagli Stati Uniti alla Colombia con metodi tradizionali costa 12,13 dollari; con le stablecoin, può addirittura costare 0,01 dollari in certi momenti!
Proprio come WhatsApp ha rivoluzionato le telecomunicazioni, i pagamenti su blockchain e le stablecoin stanno trasformando il modo in cui il denaro si muove a livello globale.
Esistono principalmente due svantaggi per quello che riguarda le stablecoin, questi sono: rischi tecnici e centralizzazione: come abbiamo detto, stablecoin algoritmiche e crypto-backed possono essere vulnerabili a problemi tecnici o a fluttuazioni di mercato impreviste. Questi rischi però sono meno pressanti per le fiat-backed. Le stablecoin fiat-backed sono emesse e controllate da entità centralizzate, il che può introdurre rischi di gestione e regolamentazione. Questo per molti rappresenta una red flag non trascurabile, ma se riusciamo a tapparci il naso, potrebbero rappresentare un ottimo punto di partenza.
Tuttavia, aziende come Tether sono pienamente consapevoli dei limiti che questa architettura comporta e, proprio per questo, hanno progressivamente introdotto una serie di pratiche operative, strumenti di controllo e misure di trasparenza per affrontare e ridurre questi rischi. Vediamo come.
- Trasparenza crescente sulle riserve Per anni, uno dei punti più critici mossi a Tether è stato quello della mancanza di chiarezza su come venissero detenute le riserve. Oggi però la situazione è cambiata in modo significativo: Tether pubblica rapporti di attestazione periodici, redatti da società di revisione indipendenti (come BDO), che dettagliano la composizione delle riserve. Questi report indicano non solo che le riserve coprono in pieno i token USDT in circolazione, ma anche in quali strumenti finanziari sono investite: ad esempio, Treasury statunitensi a breve termine, liquidità, e in misura minore altri asset liquidi. La società ha progressivamente ridotto l’esposizione a strumenti rischiosi, come i commercial paper (titoli di debito non garantiti), aumentando invece la componente di riserve più sicure e liquide. Questo livello di dettaglio offre agli utenti un grado di fiducia crescente: anche se USDT è centralizzato, non è più opaco.
- Riserva sovracollateralizzata e liquidità Tether non si limita a detenere una quantità di riserve pari all’USDT in circolazione. In molti periodi ha mostrato un approccio prudentemente sovracollateralizzato, mantenendo una copertura superiore al 100%. Inoltre: La composizione delle riserve privilegia asset ad alta liquidità e basso rischio, in modo da poter gestire rapidamente richieste di rimborso anche molto consistenti (come avvenuto in episodi di stress di mercato). Questo consente a Tether di assicurare la convertibilità 1:1 anche in condizioni avverse, mantenendo la fiducia degli utenti e garantendo la stabilità del peg (l’ancoraggio al dollaro).
- Collaborazione con autorità e compliance Tether collabora regolarmente con le autorità di vigilanza e gli enti regolatori. Questo non solo per ragioni legali, ma anche per rafforzare la propria legittimità e la sicurezza dell’ecosistema. In particolare: Tether ha implementato rigorose procedure KYC/AML (Know Your Customer / Anti Money Laundering) nei punti di accesso fiat (cioè nei processi di conversione tra dollari e USDT). Ha inoltre rafforzato le misure di controllo contro l’uso illecito della stablecoin (es. riciclaggio, finanziamento al terrorismo), collaborando con aziende come Chainalysis per monitorare l’attività sulla blockchain. In alcuni casi, è stata in grado di congelare fondi associati ad attività criminali o furti, dimostrando di poter agire in modo mirato per proteggere gli utenti. Anche se questo tipo di intervento è possibile solo in presenza di centralizzazione, è un tipo di centralizzazione "responsabile", che punta a tutelare l’integrità del sistema.
- Presenza multi-chain e interoperabilità Tether ha reso USDT disponibile su più di 10 blockchain, tra cui Ethereum, Tron, Avalanche, Solana e Algorand. Questo consente agli utenti di: scegliere la rete più economica o veloce in base alle loro esigenze; ridurre la dipendenza da una singola infrastruttura tecnica, aumentando la resilienza del sistema; favorire l’integrazione di USDT con una varietà di wallet, piattaforme, protocolli DeFi e applicazioni.
Prima di concludere ad con alcune parole del CEO di Tether, genio e visionario tutto italiano, ed utile trafiletto pratico, facciamo un ultimo focus sulla stabilità.
Il meccanismo principale attraverso cui le stablecoin fiat-backed mantengono la loro stabilità di prezzo (il "peg") è il collateral fiat, ovvero la riserva di valuta tradizionale che le supporta: per ogni stablecoin emessa, l'entità emittente (come Tether o Circle) detiene un ammontare equivalente di valuta fiat (solitamente dollari USA o euro) in un conto bancario o in asset liquidi equivalenti (come titoli di stato a breve termine). Questa riserva agisce come una garanzia: in teoria, ogni possessore di una stablecoin dovrebbe poterla riscattare presso l'emittente per l'ammontare corrispondente di valuta fiat. La trasparenza riguardo alla composizione e alla custodia di queste riserve è fondamentale per la fiducia degli utenti. Esistono poi dei meccanismi di arbitraggio. Anche con riserve adeguate, il prezzo di una stablecoin su un exchange può leggermente discostarsi dal suo peg (ad esempio, scendere a 0.99 USD o salire a 1.01 USD). In questo scenario, entra in gioco l'arbitraggio. I trader che notano questa discrepanza hanno un incentivo a comprare la stablecoin al prezzo inferiore e venderla al prezzo più alto (o viceversa), realizzando un piccolo profitto. Questa attività di compravendita sui mercati tende a riportare il prezzo della stablecoin verso il suo valore di riferimento (il peg), più il mercato è attivo e più efficace sarà questa aizone. Se USDT scende sotto 1 USD, gli arbitraggiatori lo comprano, aumentando la domanda e spingendo il prezzo verso l'alto. Se sale sopra 1 USD, lo vendono, aumentando l'offerta e spingendo il prezzo verso il basso.
Nello stesso modo può anche avvenire un intervento diretto dell'emittente. In alcuni casi, l'emittente stesso della stablecoin può intervenire direttamente sul mercato per difendere il peg. Se il prezzo scende significativamente sotto il peg, l'emittente può acquistare grandi quantità della propria stablecoin per ridurne l'offerta e farne risalire il prezzo. Al contrario, se il prezzo sale troppo, l'emittente può emettere nuove stablecoin e venderle per aumentarne l'offerta e abbassare il prezzo.
Concludiamo con alcune parole riassuntive del CEO di Tether, Paolo Ardoino: “Al di là del ruolo che abbiamo nell'inclusione finanziaria, figuriamo tra i principali possessori di titoli del Tesoro statunitense, al diciannovesimo posto (più di molti stati del mondo), apportando un contributo diretto alla liquidità e alla stabilità dei mercati del debito USA. I nostri investimenti seguono una strategia che predilige asset caratterizzati da sicurezza ed elevata liquidità, assicurando che USDT mantenga una copertura completa e la fiducia degli utenti in ambito internazionale, contribuendo al tempo stesso alla solidità del sistema finanziario globale. Il ruolo di Tether è sempre stato quello di dare accesso senza interruzioni ai dollari digitali e fornire stabilità e inclusione finanziaria, all’interno di un panorama economico che si evolve con estrema rapidità. Sebbene si discuta sempre di più di Bitcoin come bene-riserva, resta da vedere come si svilupperà la sua adozione effettiva da parte degli stati nazionali, e quale impatto avrà ciò sul sistema finanziario globale. USDT continua a essere la stablecoin più utilizzata al mondo, apportando efficienza, accesso alla liquidità e al dollaro soprattutto nelle aree in cui i servizi bancari tradizionali sono carenti o non accolgono correntisti per loro poco profittevoli.”
Tutto questo fa di Tether USD-T l’asset finanziario più efficace del pianeta: nessuna banca si sogna un tale livello di collaterale, copertura spaziale, trasparenza ed efficienza.
Prima di concludere, parliamo del molto attuale tema delle valute digitali di stato, il famoso euro digitale, del quale sapremo di più alla fine del 2025. Scriverò un articolo al riguardo e affronteremo questo tema con particolare attenzione quando avremo chiara la situazione; ti lascio ancora una riflessione di Paolo al riguardo: “Le Central Bank Digital Currencies (CBDC) rappresentano una visione del denaro digitale molto diversa rispetto alle stablecoin come USDT. Mentre le CBDC sono spesso presentate come un'innovazione, in realtà, introducono rischi significativi, in particolare in termini di sorveglianza finanziaria, programmabilità di condizioni e limitazioni d’uso e controllo sulle transazioni degli individui. Centralizzano ulteriormente il potere, consentendo ai governi di dettare come, quando e dove il denaro può essere utilizzato, potenzialmente imponendo date di scadenza sui fondi o limitando l'accesso agli stessi in base a criteri sociali o politici. Le stablecoin, invece, operano su reti aperte, forniscono agli utenti autonomia finanziaria, resistenza alla censura e accessibilità da ogni punto del globo. Questo livello di libertà finanziaria non è ciò che le CBDC sono progettate per fornire. Mentre alcuni governi potrebbero cercare di forzare l'adozione delle CBDC, è improbabile che queste sostituiranno le stablecoin. La domanda di strumenti finanziari veramente decentralizzati e permissionless crescerà, man mano che le persone diventeranno più consapevoli dei potenziali rischi delle valute digitali controllate dai governi. La coesistenza di CBDC e stablecoin è possibile e, alla fine, le persone sceglieranno gli strumenti finanziari che offrono loro vera autonomia e protezione da un controllo centralizzato”.
Concludiamo con il solito trafiletto pratico, il famoso “e quindi?”.. e quindi:
- Scegli un Wallet Non-Custodial (self-custody):
Cioè un wallet in cui solo tu hai il controllo delle chiavi private. Nessun servizio terzo può accedere ai tuoi fondi. Questo è fondamentale per la self-custody e la decentralizzazione. Opzioni pratiche per neofiti:
- Wallet Mobile: app per smartphone come MetaMask Mobile sono generalmente facili da usare e offrono un buon compromesso tra praticità e sicurezza.
- Wallet Desktop: apri il tuo browser di fiducia ed installa l’estensione MetaMask.
Importante: Durante la configurazione del wallet, ti verrà fornita una frase di recupero (seed phrase). Scrivila su carta e conservala in un luogo sicuro e offline. Questa è l'unica via per recuperare i tuoi fondi se perdi l'accesso al tuo dispositivo. Non condividerla con nessuno!
- Acquista USDT:
- Scambio peer-to-peer: incontra qualcuno fisicamente o online al qual inviare denaro per ricevere in cambio USDT sul tuo wallet.
- Exchange decentralizzati: se già possiedi delle criptovalute, puoi acquistare USDT su exchange decentralizzati come Uniswap (su Ethereum).
- Exchange Centralizzati (CEX): Sebbene meno decentralizzati, gli exchange centralizzati come Binance, Kraken, o Coinbase sono spesso più facili da usare per i principianti per acquistare USDT con valuta fiat o altre criptovalute. Hanno un interfaccia utente intuitiva e possibilità di acquistare con metodi di pagamento tradizionali. I contro sono notevoli: richiedono KYC, hai la custodia dei tuoi fondi solo sull'exchange (non è self-custody). Dopo l'acquisto, dovresti muovere immediatamente i tuoi USDT sul tuo wallet self-custody.
- Usa USDT:
- Invio e Ricezione: Utilizzando l'indirizzo pubblico del tuo wallet, puoi inviare e ricevere USDT da altre persone o piattaforme. Assicurati sempre di copiare e incollare correttamente l'indirizzo e di verificare la rete sulla quale stai operando (Solana, Ethereum..) sia per l'invio che per la ricezione.
Per noi massimalisti Bitcoin, questo è solo rumore: la mancanza di decentralizzazione assoluta è sufficiente ad allontanarci da questo tipo di soluzioni, ma sarebbe controproducente non riconoscerne una certa utilità ed identificare in questo tipo di criptovalute una grande potenziale porta di accesso alla blockchain. Spero di sentirti bussare, io ed altri saremo felici di aprirti!